Il teatro è una dimensione straordinaria, nella quale i gesti comuni assumono la valenza di un rito e gli oggetti che popolano la vita di tutti i giorni si tramutano in potenti veicoli di illusioni inaspettate. In questo spazio fatto di gioco e di sogno, una corda può diventare un serpente irrequieto, un lenzuolo bianco si trasforma in sipario, navicella, tavola imbandita. Ma perché la magia riesca, è necessaria l’antica sapienza dei corpi, che suggella il contratto non scritto tra chi porge l’illusione e chi si lascia ingannare. Lo spettatore del Carnaval baroque si porta a casa questa lezione semplice e sublime, inverata in uno spettacolo pieno di idee, che emoziona e commuove, e che fa riscoprire lo stupore con il quale da bambini si resta a bocca aperta di fronte agli schiamazzi delle marionette o ai volteggi dei trapezisti.
In un San Carlo ricolmo di un pubblico piacevolmente misto, equamente diviso tra signore ingioiellate e ragazzi in jeans e maglietta, gli artisti arruolati da Vincent Dumestre hanno dato vita a una festa variopinta e intelligente, basata sull’accostamento di impeccabili esecuzioni musicali e suggestive evoluzioni mimiche e acrobatiche: alle prime provvedevano quattro interpreti vocali e gli otto strumentisti del gruppo Le poème harmonique; le seconde erano invece disbrigate da un drappello di sei abilissimi performer; tutti guidati dalla raffinata mano della regista Cécile Roussat.
Il titolo dello spettacolo potrebbe far pensare alle ambientazioni sontuose e ai ricchi costumi di una cerimonia aristocratica. Al contrario, il corredo scenico della pièce è parco, essenziale, fatto di pochi oggetti (assi di legno, botti, scatole) che gli interpreti usano, combinano e trasformano con inesauribile fantasia. L’atmosfera così evocata rinvia a uno scanzonato spettacolo popolare, animato dalla vitalità di saltimbanchi e istrioni memori dei segreti “dell’arte”. Dopo una suggestiva processione penitenziale che si snoda in penombra, il Carnevale esplode con incontenibile energia in un ampio pannello musicale d’esordio, che alterna sortite solistiche e brani d’insieme. Segue una catena di microazioni, sorrette dall’accompagnamento continuo ma cangiante degli strumenti: danze e inseguimenti, lazzi e dispetti, agguati e schermaglie coinvolgono corpi e maschere in un godibilissimo carosello, punteggiato da preziose occasioni di canto.
Le Carnaval baroque è una creazione colta ma non intellettualistica, raffinata e al contempo avvincente, capace di esprimere momenti di assoluta poesia. Il pubblico napoletano le ha tributato un applauso lungo e caloroso: meritatissimo.
Teatro di San Carlo - Napoli, 20 giugno 2009
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